Esclusiva

Marzo 22 2024
Le donne italiane in politica sono più colpite degli uomini dall’hate speech online

Lo studio del Luiss Data Lab, redatto nell’ambito del progetto dell’Italian Digital Media Observatory, evidenzia una disparità di genere nel linguaggio tossico utilizzato su Twitter durante la campagna per le elezioni politiche del 2022

Le donne in politica sono soggette a un’aggressività verbale e comportamentale più intensa rispetto ai loro colleghi maschi. È quanto emerge da “Is toxicity towards Italian politicians gendered?”, uno studio del Luiss Data Lab, redatto nell’ambito del progetto dell’Italian Digital Media Observatory, sulla tossicità nei tweet rivolti ai politici italiani durante la campagna elettorale per le politiche del 2022.

Il team di ricercatori ha esaminato oltre 163mila post pubblicati su Twitter, tra il 20 luglio e il 22 agosto 2022, in risposta ai 20 tweet più popolari di 123 politiche donne e 121 politici uomini. L’analisi dei dati ha evidenziato una disparità di genere nel modo in cui il linguaggio tossico si manifesta online, con le donne che risultano, molto più degli uomini, il bersaglio privilegiato di attacchi da parte degli stessi gruppi di utenti, suggerendo la presenza di un gruppo misogino di hater online.

Le donne in politica sono il target preferito dell’hate speech

La classificazione del dataset in base alle metriche di tossicità rivela che le donne sono più spesso bersaglio di comportamenti tossici, in particolar modo quelli che coinvolgono minacce e attacchi che hanno a che fare con la loro identità.

I risultati dell’analisi dei dati confermano per l’Italia quanto attestato in altri scenari politici, anche se nel nostro Paese il tipo di discorso d’odio sembra essere fatto su misura per ridurre la libertà di parola delle donne e la loro partecipazione politica in posizioni di leadership. Le minacce e gli attacchi all’identità hanno un effetto più forte rispetto agli insulti generici.

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Bersaglio centrale delle loro community

La social network analysis dei dati raccolti ha rivelato l’esistenza di comunità online che si raggruppano intorno a una figura più per la sua affiliazione politica che per il suo genere. Se però si considerano le reti di politici che sono bersaglio di un linguaggio tossico, emerge un modello interessante: sono le donne ad ottenere i punteggi più alti per la centralità della rete.

Tra queste, le più colpite dagli hater sono risultate essere Simona Malpezzi, Chiara Gribaudo, Debora Serracchiani e Chiara Braga del Partito Democratico, insieme a Daniela Santanché di Fratelli d’Italia e Teresa Bellanova di Italia Viva.

Gli haters più attivi diffondono anche disinformazione

I 12 utenti che più hanno interagito in modo tossico, pubblicando 33mila post a partire da luglio, sono accomunati anche dal tipo di contenuti che pubblicano e che alimentano pensieri cospiratori, con un focus sui temi del Covid-19 e della guerra tra Russia e Ucraina.

La percezione del loro ruolo sociale come rivelatori di verità nascoste è suggerita anche dai nomi dei loro account: «Mi piaceva pensare a una rivoluzione in corso. Purtroppo, i poteri forti sono ancora lì», «andate a farvi fottere con i vostri no / pro vax, green pass» o anche parole chiave come «controinformazione», «pesticidi con le zecche rosse», per riferirsi a chi si identifica nella sinistra.

Le donne in politica sono le più odiate online sia dagli uomini che dalle altre donne

Non risulta una differenza sostanziale nel modo in cui gli hater di entrambi i sessi si rivolgono a figure politiche di un determinato genere. A sorprendere, invece, è che sia gli utenti femminili che quelli maschili tendono a rivolgersi alle donne in politica con livelli di tossicità più elevati sia nel contenuto che nel linguaggio.

L’essere donna è argomento oggetto dei messaggi tossici

Un’analisi approfondita delle parole utilizzate nei tweet rivela che l’essere “donna” è un argomento di discussione spesso affiancato da termini abusivi. Il sostantivo compare come oggetto di verbi come “violentare”/“stuprare” e “colpire”, che incutono paura e connotazioni sessuali.

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Lo studio evidenzia anche alcune tendenze dell’hate speech che cambiano a seconda del partito di appartenenza del proprio target. Nei confronti delle donne dei partiti democratici, sono più diffusi casi di discorso razzista, in cui il riferimento a gruppi etnici è usato per indicare un basso status sociale.

Quando si parla di Fratelli d’Italia, l’accusa più frequente è quella di essere “fascista”, mentre per ItaliaViva si insiste sugli insulti che fanno riferimento metaforico agli escrementi e sull’espressione idiomatica “andare a zappare la terra”.

Leggi il report completo QUI.

Articolo di Silvia Stellacci, giornalista freelance Associated Press e collaboratrice Luiss Data Lab.