Esclusiva

Marzo 11 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 20 2024
La Vicepresidente della Commissione Ue Věra Jourová incontra IDMO

La Vicepresidente della Commissione Ue con delega ai Valori e alla trasparenza in Italia per il suo “Democracy Tour” con l’obiettivo di contrastare la disinformazione nell’anno delle elezioni europee. L’incontro con IDMO per promuovere trasparenza, fact-checking e la difesa della democrazia

Nell’ambito delle iniziative europee per assicurare elezioni trasparenti e prive di manipolazioni, la Vicepresidente della Commissione Ue con delega ai Valori e alla trasparenza, Věra Jourová, ha intrapreso un “Democracy Tour” in Europa con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione tra i governi e il settore dei media. Per valutare l’impatto della disinformazione in Italia e sviluppare metodi per contrastarla, ha visitato l’Università LUISS Guido Carli per incontrare il team dell’Osservatorio Italiano sui Media Digitali (IDMO).

Jourová ha anche menzionato i report di IDMO sullo stato della disinformazione in Italia in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera. L’intervista completa è disponibile qui.

Il ruolo di IDMO nel contrasto alla disinformazione: l’intervista del Corriere della Sera a Věra Jourová

Perché questo tour?

«Tra pochi mesi ci saranno le Europee e molte consultazioni nazionali e regionali nell’Ue: vorrei avere una cooperazione più forte con gli Stati membri sul lavoro da fare per proteggere la democrazia e le elezioni. Incontrerò i ministri dell’Interno e della Difesa perché c’entrano le interferenze straniere, i rappresentanti dei media e le ong. In Italia vedrò il ministro per gli Affari europei Fitto e il sottosegretario all’Informazione Barachini. Voglio metterli al corrente dei nuovi rischi che stanno arrivando perché i nostri nemici approfittano in modo illegale dello spazio digitale: la Russia, ma anche la Cina e l’Iran, che sta alimentando la disinformazione sul conflitto israelo-palestinese nell’Ue».

Che differenza c’è rispetto a cinque anni fa?

«La pressione sul processo elettorale era più debole. Non si vedeva ancora una grande influenza dell’intelligenza artificiale. E il metodo per influenzare l’opinione pubblica attraverso la disinformazione non era così sviluppato. La pandemia e la guerra in Ucraina sono uno spartiacque: hanno aumentato ancora di più l’ansia e l’incertezza nella nostra società, la paura e la disponibilità ad ascoltare e a credere a molte teorie cospirative, ma anche la disponibilità di molti a diffondere discorsi di odio ed estremismo nella sfera online. Sembriamo nel mezzo di una guerra dell’informazione. Per questo dobbiamo incrementare le attività di coloro che fanno il fact checking, combattere la disinformazione e mettere in guardia i cittadini contro l’abuso delle tecnologie in campagna elettorale».

Qual è l’obiettivo della sua missione in Italia?

«Voglio che il signor Rossi o la signora Bianchi abbiano la massima libertà di scelta su chi votare. Non vengo nei Paesi per fare propaganda. Sono una liberale e un po’ di sinistra, ma non è il mio lavoro qui. Sono qui per parlare con i diversi organismi di come sono preparati alle ondate di disinformazione e alle diverse tecniche di manipolazione che possono apparire nelle campagne elettorali. Serve una sinergia tra ciò che fa la Commissione e ciò che fanno gli organi competenti nell’Ue. Il tema è legato anche alla protezione dagli attacchi informatici. Per questo ho in programma anche colloqui sulla sicurezza informatica nei Paesi Ue».

Com’è la situazione in Italia?

«I propagandisti hanno strategie diverse e narrazioni diverse preparate per ogni Paese. Ci sono state pochissime narrazioni paneuropee comuni. Secondo i dati raccolti dall’Edmo (l’osservatorio indipendente finanziato dalla Commissione Ue che riunisce chi fa il fact checking, ndr ) a gennaio su un totale di 222 articoli verificati, il 6,7% delle fake news ha usato contenuti generati dall’IA contro il 4% a livello europeo. E a dicembre secondo l’Idmo, la sezione italiana dell’Edmo, le principali narrazioni di disinformazione si sono concentrate sulla guerra tra Israele e Hamas per il 15% contro una media Ue dell’11%, il 10% sulla guerra contro l’Ucraina e il 10,3% sulle pandemie. In base al nostro sondaggio, solo un terzo delle persone che hanno letto le notizie in Italia ha avuto a disposizione un fact checking, etichettato in modo visibile e verificato».

Cosa si aspetta per i prossimi mesi?

«L’Ucraina è oggetto di disinformazione soprattutto nei Paesi dell’Est, in Italia lo è anche il conflitto in Medio Oriente. E nei prossimi mesi tornerà l’immigrazione, perché sarà al centro della campagna elettorale per le elezioni europee».

Come intervenire?

«Una cosa va detta: il fact checking riguarda i fatti sbagliati da correggere. Le opinioni devono rimanere inalterate. Ed è anche la regola che abbiamo per Facebook e le altre grandi piattaforme digitali, perché non vogliamo che lavorino come correttori delle opinioni di qualcuno. Sarebbe la fine della libertà di parola. Ecco perché parliamo rigorosamente di fatti».