Esclusiva

Febbraio 28 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 1 2024
“Se vuoi sconfiggere Putin, devi essere un innovatore” il discorso di Yulia Navalnaya al Parlamento europeo a Strasburgo

La moglie dell’attivista Alexei Navalny, Yulia Navalnaya, è intervenuta a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo

A Strasburgo, sede del Parlamento europeo, oggi c’è più gente del solito. La fila all’entrata è sterminata e i controlli sono più severi. Tra le bandiere che campeggiano l’ingresso, quella ucraina è in prima fila. In plenaria si terrà l’intervento di Yulia Navalnaya, la moglie di Alexei Navalny, principale oppositore del dittatore russo Putin ucciso il 16 febbraio 2024.

“Se hanno deciso di uccidermi è perché noi siamo forti. L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che i buoni non facciano nulla. Quindi agite” diceva Navalny dalla sua cella in cui il regime aveva deciso di rinchiuderlo in Siberia. “Lo hanno minacciato, maltrattato, avvelenato, arrestato, incarcerato, ma non sono riusciti a metterlo a tacere”, lo descrisse così David Sassoli, ex presidente del Parlamento, alla cerimonia di conferimento del premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 2021. 

Mentre riecheggiano quelle parole, in pochi istanti l’emiciclo si riempie, i giornalisti prendono posto a fatica e, accompagnata dalla presidente Roberta Metsola, entra Yulia Navalnaya. 

Yulia Navalnaya Strasburgo
© European Union 2024 – Source : EP

“Dopo che Putin ha cercato di uccidere Alexei per la prima volta, – nel 2020 – abbiamo vissuto nel sud della Germania per diversi mesi. Si stava riprendendo imparando di nuovo a camminare e a scrivere. Abbiamo camminato molto, facendo a volte brevi viaggi. In uno di questi, siamo andati a Strasburgo. Ora mio marito è morto. Sono di nuovo a Strasburgo. Mi rivolgo a voi e a tutta l’Europa” esordisce così Navalnaya nel silenzio assoluto dell’emiciclo dopo un ansioso respiro profondo. 

“Alexei è stato torturato per tre anni: è stato lasciato morire di fame in una piccola cella di pietra, isolato dal mondo esterno e gli sono state negate visite, telefonate e persino lettere. Poi lo hanno ucciso” spiega la vedova di Navalny.

Stessa sorte che, in questi giorni, vede protagonista Oleg Orlov, attivista russo per i diritti umani che è stato condannato a due anni e mezzo di prigionia per aver espresso un parare sul regime russo: “Volevano il fascismo, ed è quello che hanno ottenuto”. 

A due anni dall’invasione dell’Ucraina le ripercussioni sulla società russa sono evidenti: “c’è molta stanchezza, molto sangue, molta delusione e Putin non se ne è andato da nessuna parte. È stato utilizzato tutto: armi, denaro, sanzioni… nulla funziona. E tutti si sono abituati alla guerra” ripete Navalnaya. 

“Alexei era un inventore. Aveva sempre nuove idee per tutto, soprattutto per la politica”. In queste settimane la Fondazione Anti-Corruzione di Navalny (ACF) ha annunciato il lancio di una campagna intitolata “Russia Senza Putin”. In diverse città russe, tra cui Mosca e San Pietroburgo, sono apparsi striscioni con la scritta “Russia, buon anno” e un codice QR che porta al sito web “Russia Senza Putin”. 

“Anche nel gulag di Putin, Alexei è riuscito a trasmettere idee per progetti che avrebbero fatto impazzire il Cremlino – aggiunge la moglie dell’attivista – era l’opposto di tutto ciò che è noioso. Se vuoi davvero sconfiggere Putin, devi essere un innovatore. E smettere di essere noioso”.

In vista delle prossime elezioni europee di giugno, i partiti e i candidati saranno impegnati nella campagna elettorale e, in democrazia, potranno fare interviste e avere spazio sui media. Questo in Russia non è possibile: “Immaginate che nessuna emittente televisiva vi faccia un’intervista. Nessun denaro al mondo vi potrà aiutare con uno spot pubblicitario. Tutti gli elettori che sono venuti agli incontri saranno arrestati insieme al candidato. Benvenuti nella Russia di Putin” racconta Navalnaya. 

“Non potete ferire Putin con un’altra risoluzione o un pacchetto di sanzioni che non sia diverso dai precedenti. Lui è il capo di una banda criminale organizzata”. In questo momento l’emozione rompe la sua voce e, dopo qualche secondo di silenzio, vuole ripetere la frase: “Putin è il capo di una banda criminale organizzata”. 

Sono già circolate varie bufale e teorie del complotto sulla morte di Navalny. Tra le più diffuse quelle che associano l’attivista politico al nazismo, ma per Yulia: “Putin deve rispondere di ciò che ha fatto ad Alexei e alla nostra nazione”.

“Mio marito non vedrà mai come sarà la bella Russia del Futuro, ma noi dobbiamo vederla. E farò del mio meglio per realizzare il suo sogno e il male cadrà.” conclude Navalnaya. 

Da Strasburgo – Articolo di Gian Marco Passerini, Giornalista e Content Creator del Luiss Data Lab.