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Esclusiva

Novembre 21 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 15 2023
Le teorie contro Zelensky dopo la ritirata russa di Kherson e il missile in Polonia

Su Twitter e Telegram, l’ingresso dei soldati ucraini a Kherson ha ispirato un complotto sulla strage di Bucha. I filorussi accusano Kiev di false flag per il missile in Polonia. Torna la teoria sulla tossicodipendenza di Zelensky

Le ultime settimane hanno portato sviluppi importanti nella guerra in Ucraina. Le difficoltà incontrate dall’esercito russo hanno costretto il Cremlino a ridimensionare ancora le proprie ambizioni. La ritirata degli invasori da Kherson, dove le truppe di Zelensky sono entrate senza sparare un colpo, è iniziata il 9 novembre per problemi logistici: il crollo dei ponti sul Dnipro ostacolava l’approvvigionamento dei soldati russi sul lato ovest del fiume. 

La scelta di abbandonare la sponda destra del Dnipro ha spostato la linea del fronte meridionale, che adesso segue il confine naturale del corso d’acqua. Nonostante fosse premeditata e non frutto di una sconfitta sul campo, la ritirata ha segnato la rinuncia di Putin alla conquista di Odessa. L’Ucraina ha visto così allontanarsi il pericolo di perdere ogni collegamento con il Mar Nero.

Le vicende di Kherson hanno aperto uno spiraglio per le trattative diplomatiche. Nonostante le resistenze del presidente ucraino, fiducioso di potersi spingere fino alla Crimea e ristabilire l’integrità territoriale del suo paese, gli Stati Uniti hanno dato timidi segnali di apertura al dialogo con Mosca. Secondo il Wall Street Journal, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, avrebbe esortato Zelensky a una posizione negoziale realistica, in particolare sulla Crimea.  

Questo scenario ottimistico è sembrato infrangersi in poche ore. Martedì 15 novembre, nel pieno del G20 di Bali, un missile è caduto nel villaggio polacco di Przewodow, a pochi chilometri dal confine ucraino. Due contadini hanno perso la vita. La notizia è arrivata durante la più violenta ondata di bombardamenti sulle città ucraine, lanciati dalla Russia in risposta ai festeggiamenti per la liberazione di Kherson.

Per ore, il mondo ha atteso che si facesse luce sulla vicenda. Zelensky ha accusato Putin e invitato la Nato a prendere provvedimenti. Il Cremlino ha smentito immediatamente incolpando Kiev. La Polonia ha messo in stato di allerta l’esercito e valutato di invocare l’articolo 4 dell’Alleanza Atlantica. Nessuno sapeva ancora chi avesse lanciato il missile, ma al G20 iniziava a circolare l’ipotesi di un incidente.

Alla fine, il presidente Biden e il segretario Nato Stoltenberg hanno attribuito l’esplosione alla difesa antiaerea ucraina: Kiev aveva agito per legittima difesa e un missile era caduto dall’altra parte del confine, forse per un guasto al sistema di autodistruzione. La Russia era responsabile dei bombardamenti, ma non di un attacco militare contro la Nato.

La reazione complottista della propaganda filorussa

In Italia, dove l’attenzione dei media era focalizzata sulle Ong e lo scontro diplomatico con la Francia, la guerra è tornata all’improvviso al centro del dibattito pubblico. Su Twitter le tendenze sono state invase dalle cronache di Kherson, dalla suspence per la Polonia e dai soliti scontri tra sostenitori e detrattori della Nato. Per intercettare le forti emozioni che animavano il pubblico, sui social gli account filorussi hanno diffuso teorie diffamatorie contro il governo ucraino.

Kherson come Bucha?

Dopo l’ingresso delle truppe ucraine a Kherson, Zelensky ha negato l’accesso ai giornalisti prima della fine delle operazioni di sminamento. “Gli occupanti hanno lasciato molte mine ed esplosivi, in particolare su oggetti vitali”, ha detto il premier ucraino nel suo consueto messaggio serale. Questa dichiarazione ha stimolato la fantasia dei complottisti, che hanno riesumato una teoria negazionista del massacro di Bucha. 

Quando i russi si erano ritirati da Bucha, nei primi giorni d’aprile, i soldati ucraini avevano trovato i resti di una strage di civili. Oltre 450 cadaveri, ammassati in fosse comuni o abbandonati per strada, nei pozzi, nelle foreste, spesso con segni di torture e bastonate. Il New York Times aveva poi documentato il massacro con immagini satellitari e telecamere di sicurezza, che testimoniano le esecuzioni sommarie dell’esercito di Putin contro la popolazione locale. Presto una campagna di disinformazione si era attivata per negare l’accaduto. Il Cremlino aveva accusato Kiev di aver inscenato l’eccidio ingaggiando attori. Sul web, erano diventati virali dei video di manichini e corpi che sembrano muoversi. Alcuni gruppi Telegram sostenevano che la strage fosse vera, ma opera degli ucraini, che avrebbero poi incolpato Mosca.

Proprio questa narrazione è stata riciclata per Kherson. “L’Ucraina sta sparando ai filo-russi per presentarli come vittime dei russi, come a Bucha”, si legge su Twitter. Secondo i promotori di questa notizia falsa, Zelensky avrebbe bandito i media dalla città con la scusa dello sminamento. Lo scopo sarebbe nascondere una presunta strage di collaborazionisti, per poi incolpare Mosca dell’accaduto. Il complotto ha un obiettivo: negare i crimini commessi dagli invasori contro i civili, ancora prima che vengano a galla. Infatti, nei giorni successivi alla liberazione, i sopravvissuti all’occupazione russa hanno parlato di arresti di massa, torture ed esecuzioni sommarie. Secondo il Kiev Indipendent, oltre 700 corpi sono stati rinvenuti nelle regioni liberate di Kharkiv, Donetsk e Kherson.

Il false flag del missile in Polonia

Nei momenti di incertezza dopo l’esplosione del missile a Przewodow, il presidente Zelensky non ha esitato a puntare il dito contro la Russia. Anche dopo la smentita della Nato e i tentativi di allentare le tensioni, il leader ucraino ha insistito sull’estraneità del suo esercito con l’accaduto. Molti commentatori, anche filoucraini, hanno criticato l’eccesso di foga di Zelensky, che non ha avuto la stessa cautela degli alleati occidentali per evitare un allargamento del conflitto. 

I canali di disinformazione su Telegram non hanno perso tempo. Alcuni influencer della galassia filorussa hanno accusato il presidente ucraino di voler scatenare una catastrofe nucleare. L’incidente in Polonia sarebbe stato, secondo una narrazione a cui la propaganda russa ci ha abituato, l’ennesimo false flag di Kiev attribuito a Mosca. A seconda delle versioni, la Nato avrebbe partecipato all’operazione per chiudere ai negoziati di pace con Putin; oppure l’Ucraina avrebbe agito da sola e, adesso, gli Stati Uniti avrebbero deciso di abbandonarla al suo destino. Una domanda sorge spontanea: quale vantaggio avrebbero ottenuto gli ucraini scatenando la terza guerra mondiale?

La presunta dipendenza da cocaina di Zelensky

La teoria secondo cui il presidente ucraino sarebbe dipendente dalla cocaina è tornata a circolare sui social. Il motivo è un recente video su Twitter, in cui si vede Zelensky che tira su con il naso e si gratta con le dita. Il filmato, girato nella Kherson liberata dai russi, è diventato virale nonostante non fornisca alcuna prova concreta. Esso si inserisce però in una campagna diffamatoria precedente alla guerra, impugnata dal Cremlino dopo il 24 febbraio.

Le teorie contro Zelensky dopo la ritirata russa di Kherson e il missile in Polonia
Un tweet del fondatore di Bellingcat, Eliot Higgins, che smentisce un video manipolato per “provare” la tossicodipendenza di Zelensky.

Come riportato da Facta, le voci sulla presunta tossicodipendenza del leader ucraino hanno accompagnato la sua intera carriera politica, dimostrandosi sempre infondate. Nel 2019, durante la campagna elettorale contro il presidente uscente Poroshenko, Zelensky si è persino sottoposto ad un test antidroga, superato da entrambi i candidati. 

Report di Michelangelo Gennaro, Research Assistant Luiss Data Lab.