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Esclusiva

Febbraio 8 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 9 2022
Sviluppare gli anticorpi contro la disinformazione. L’evento della Farnesina

L’incontro sulle fake news a palazzo della Farnesina con il ministro Di Maio e l’Italian Digital Media Observatory

«Bisogna sviluppare gli anticorpi per proteggerci dal virus della disinformazione». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio chiude il suo intervento alla conferenza (Dis)informazione – Sfide internazionali e resilienza interna, ospitato a Palazzo della Farnesina lo scorso 7 febbraio 2022 con una metafora calzante ed esplicativa di ciò che l’era digitale e le nuove tecnologie stanno portando: «Novità, certo, ma anche rischi e pericoli», tanto da insidiarsi nella società come un virus da dover combattere.

Disinformazione, l’intervento del ministro Di Maio alla Farnesina

«Occorre un impegno collettivo per proteggere pluralismo, trasparenza e accesso alle informazioni» ha commentato il Ministro prima di allontanarsi dalla Sala Conferenze Internazionali. Un invito alla collaborazione per combattere uniti contro la disinformazione, e non solo, come spiega la professoressa Elena Musi durante il suo intervento. Necessaria, infatti, è la «distinzione tra misinformazione, quando intenzionalmente si condivide un’informazione non fattuale, disinformazione distorta e non necessariamente con volontà di provocare disagio e malainformazione, dove c’è intenzionalità, ma l’informazione non è necessariamente non fattuale».

L’evento, realizzato in collaborazione con Italian Digital Media Observatory (IDMO), mira a sensibilizzare sul tema e sulla «importanza della condivisione del patrimonio di informazioni», come sottolinea l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi. «Il Ministero degli Affari Esteri vuole essere attore attivo in tale campo e portare in un contesto internazionale le idee che nascono a livello nazionale».

Il dibattito alla Farnesina sulla disinformazione

«I cittadini devono avere un’informazione di qualità» commenta il  Sottosegretario all’Informazione e l’Editoria, Giuseppe Moles «tutti vogliamo una rete più inclusiva e democratica in cui ci sia tutela della identità personale. È necessario arginare le fake news perché solo sulla base di notizie vere e certificate i singoli individui potranno sviluppare pensiero critico e coerente». Dunque, la rete deve essere aperta, uno strumento sicuro al servizio della democrazia. Un giusto equilibrio tra l’utilizzo attivo e imprescindibile delle piattaforme online, ma con la prudenza di censurare la disinformazione senza violare i diritti del singolo.

Dibattito sulla disinformazione alla Farnesina, il ruolo di Google e dei social network

Questo è ciò che da qualche anno stanno cercando di fare anche Facebook e IG che, come sottolinea sfatando false credenze il Dott. Angelo Mazzetti, responsabile Meta, «non traggono vantaggio da contenuti di disinformazione». Mazzetti continua spiegando che non esiste un metodo univoco per contrastare le fake news e che Meta sta orientando la propria azione sulla base di tre pilastri: la rimozione di tutti i contenuti falsi e ingannevoli, la riduzione della visibilità dei contenuti falsi e l’informazione dei singoli in merito alle fake news. Conclude con un appello al tavolo: «Non crediamo che debba essere un’azienda privata a dover dare da sola tutte queste risposte su come risolvere il problema».

Sviluppare gli anticorpi contro la disinformazione. L'evento della Farnesina

Dello stesso avviso è il Dott. Diego Ciulli, responsabile Google Italia, che nonostante ammetta la forte responsabilità aziendale nel consentire l’utilizzo «delle piattaforme come strumento di diffusione di fake news», ribadisce come la stessa sia condivisa: «Noi non vogliamo vivere in una società dove dobbiamo decidere cosa è vero o falso, non dobbiamo rassegnarci a bloccare le notizie in quanto tali o avere qualcuno che ci dica cosa è vero e cosa è falso». Ad ogni modo, la pandemia ha fatto emergere come non solo il virus del Covid, ma realmente quello della disinformazione sia stata causa di molti decessi, come sottolinea Prof. Gianni Riotta, Direttore del Master in Giornalismo della LUISS Guido Carli e Responsabile IDMO. È ora il momento di intervenire: «Dobbiamo capire la rabbia che porta tante persone a condividere e credere alle false notizie, altrimenti il fact cheking non basterà. Se ci chiudiamo nelle piattaforme o dentro la società, sperando che la disinformazione scompaia da sola, avremo terribili conseguenze».

Articolo di Giorgia Verna, studentessa del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale dell’Università LUISS Guido Carli