La crisi in Palestina rimane l’argomento più colpito dalla disinformazione ad agosto

I quattro progetti editoriali italiani che hanno pubblicato contenuti di verifica dei fatti, e che hanno contribuito a questo report*, hanno pubblicato, ad agosto 2025, un totale di 172 articoli di fact-checking. Di questi, 24 (14%) hanno avuto per oggetto casi di disinformazione riguardanti la crisi in Palestina, 16 (9,3%) il conflitto in Ucraina, 9 (5,2%) l’Unione europea, 7 (4%) l’immigrazione, 7 (4%) la pandemia, 5 (2,9%) le tematiche di genere o Lgbtq+ e 5 (2,9%) il cambiamento climatico. Le notizie false in Italia ad agosto si sono concentrate sulla crisi in Palestina, e come già visto nel mese di luglio la narrazione preponderante si è concentrata sulla negazione delle sofferenze dei civili palestinesi. In linea con gli andamenti europei registrati da EDMO ad agosto, sale poi di cinque punti percentuali la disinformazione sulla guerra in Ucraina, e similmente aumentano in modo significativo le notizie false che riguardano l’Unione Europea.

Cala sensibilmente la disinformazione sull’immigrazione e subisce una leggera diminuzione anche il numero di storie false sulle tematiche di genere e LGBTQ+. Le percentuali di informazioni false per quanto riguarda gli altri temi sotto monitoraggio sono rimaste stabili o hanno mostrato solo lievi fluttuazioni.

* Progetti che hanno contribuito a questo report: Bufale.net, Facta.news, Open, Pagella Politica

AUMENTANO SENSIBILMENTE LA DISINFORMAZIONE SULLA GUERRA IN UCRAINA E SULL’UNIONE EUROPEA

Le mosse della diplomazia statunitense, e in particolare il summit Usa-Russia in Alaska di agosto, hanno avuto grande risalto nei media, di conseguenza anche la disinformazione ha parlato molto della guerra in Ucraina. Sono circolate notizie false volte a sminuire e mettere in cattiva luce il Paese (che sarebbe un hub di traffico di bambini) e il suo presidente Volodymyr Zelensky. Nei giorni del suo arrivo negli Stati Uniti, è girata anche la notizia secondo cui non ci sarebbe stato nessuno ad accoglierlo al suo atterraggio a Washington. Insieme a questa, la narrazione che lo dipinge come un leader corrotto è stata rinverdita dalla diffusione di notizie false sul presunto acquisto di “mezza Sardegna” o sul trasferimento di 50 milioni di dollari al mese verso gli Emirati Arabi Uniti.

In concomitanza con le trattative di pace sopracitate, si sono poi diffuse notizie false volte a ridicolizzare l’Unione europea e l’alleanza militare Nato, con una presunta affermazione del segretario generale della Nato Mark Rutte sul modo di combattere “sleale” dei russi. A livello europeo, EDMO ha registrato che la notizia falsa più virale di agosto è stata l’immagine generata con IA dei leader europei in attesa in un corridoio della Casa Bianca per un incontro con il presidente USA Donald Trump (vedi slide n. 8), circolata anche in Italia. Proprio da quello stesso incontro, secondo un’altra notizia falsa, Trump avrebbe cacciato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Al contempo è stata spinta da notizie false anche la narrazione filo-russa che dipinge una leadership europea guerrafondaia e contraria alla pace, ad esempio con la storia falsa dei due ufficiali militari britannici catturati durante un raid russo in Ucraina

LA DISINFORMAZIONE GENERATA DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE RIMANE ALTA

La percentuale di storie false che sfruttano contenuti generati dall’IA cala di cinque punti percentuali ad agosto rispetto al mese precedente, pur rimanendo su una percentuale abbastanza alta (19 articoli su 172 totali, cioè l’11%). Questo valore è in linea con la media europea registrata da Edmo nello stesso mese (intorno al 10%).

Il contenuto generato con l’IA che è stato rilevato più diffusamente in Europa, e che è girato anche in Italia, è l’immagine dei leader europei in attesa in un corridoio della Casa Bianca (vedi slide n. 8). In relazione alla crisi a Gaza, si sono poi diffuse immagini false di proteste tenutesi in Giappone in sostegno alla causa palestinese; in altri casi, i chatbot IA sono stati utilizzati per fare presunte verifiche (inefficaci) di immagini vere provenienti dalla Palestina, il che ha contribuito al diffondersi della disinformazione.

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