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Esclusiva

April 26 2022
Cartoni animati queer, Disney vittima della disinformazione anti-LGBT

Dopo l’opposizione pubblica dell’azienda a una proposta di legge dello stato della Florida, rinominata dai suoi critici “Don’t Say Gay Bill” la disinformazione ha colpito la Disney

“Disney si piega al politically correct”, “Disney, la carica dei 101 generi”. Così, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, la stampa italiana titolava la notizia secondo la quale la Disney volesse raggiungere nei propri prodotti il 50% di personaggi appartenenti alla comunità LGBTQIA+. Negli Stati Uniti i maggiori quotidiani, come Washington Post e New York Times, ignorano la news mentre campeggia in prima pagina nelle home page dei media pro-Trump. Ma quale è la fonte e l’origine della notizia? Un tweet di Christopher Rufo, attivista conservatore americano.

Disney si è spesso trovata al centro di polemiche per l’aumento nei suoi prodotti soprattutto di personaggi appartenenti alla comunità LGBTQIA+. A scatenare una reazione immediata, è stata l’opposizione pubblica dell’azienda a una proposta di legge dello stato della Florida, rinominata dai suoi critici “Don’t Say Gay Bill”. La proposta legislativa HB 1557, approvata e firmata dal governatore DeSantis, aumenterebbe il controllo dei genitori sull’educazione sessuale dei figli, limitando la possibilità dei professori di intraprendere discorsi riguardo l’orientamento sessuale e le tematiche di genere.

Durante la discussione del testo, circa 75 dipendenti della Disney si sono riuniti per attirare l’attenzione dell’azienda sulla questione e chiedere una condanna pubblica della legge. Il 28 marzo la compagnia ha pubblicato la dichiarazione di un suo portavoce, secondo il quale «Florida HB 1557, conosciuta anche come la proposta “Don’t Say Gay”, non sarebbe mai dovuta essere approvata. Come compagnia il nostro scopo è che questa legge venga abrogata dal legislatore o soppressa nei tribunali. Ci impegniamo a difendere i diritti e la sicurezza dei membri LGBTQ+ della famiglia Disney, nonché della comunità LGBTQ+ in Florida e in tutto il paese».

Il 29 marzo, durante un evento interno all’azienda, la presidentessa del dipartimento General entertainement content, Karey Burke, ha spiegato che i suoi figli appartengono alla comunità LGBTQIA+ e come si fosse resa conto che, nei prodotti Disney, i protagonisti principali non eterosessuali fossero troppo pochi. 

Christopher Rufo, già famoso per le sue battaglie contro la critical race theory, ha pubblicato parte del video dell’evento sostenendo come Karey Burke «supporta l’avere molti, molti, molti personaggi LGBTQIA nelle nostre storie e vuole un minimo del 50 per cento di personaggi LGBTQIA e di minoranze etniche». Il giorno seguente, dopo la pubblicazione del tweet e di vari estratti video degli altri speaker da parte di Rufo, la notizia è comparsa sulle pagine del New York Post e di Fox News. In quest’ultima Christopher Rufo ha pubblicato un editoriale in cui riassume la vicenda.

In Italia giornali e televisioni hanno ripreso la notizia in uno scontro di editoriali. Il 31 marzo la questione è stata anche discussa dall’ex ministro per la famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana che, su Facebook, ha condiviso un articolo dal titolo “Disney si inchina alla gender fluid”. La notizia diffusa da Rufo è vera in parte perché l’evento organizzato da Disney era parte della campagna Reimagine Tomorrow, il cui scopo è di consentire che entro il 2022 almeno il 50 per cento dei personaggi delle loro storie appartengano a gruppi sottorappresentati, non solo della comunità LGBTQIA+, ma anche di altre minoranze, come afroamericani, asiatici, indigeni e persone con disabilità.

Pro Vita e Famiglia, associazione cattolica anti-abortista e ostile alla comunità LGBT, ha pubblicato un post su Instagram, chiedendo agli utenti di firmare una petizione diretta al responsabile italiano della Disney Daniel Frigo con la richiesta di fermare la loro agenda gay.

Il portavoce dell’organizzazione Jacopo Coghe ha dichiarato in un post su Facebook che l’agenda gay dell’azienda americana «prevede l’inserimento mirato di elementi e personaggi omosessuali e transessuali nei cartoni animati rivolti ai bambini per influenzarne la mentalità e la visione del mondo». Tra le pubblicazioni di Pro Vita e Famiglia e dei media italiani, migliaia di commenti di utenti hanno acceso la discussione.

Al centro di una polemica social e di manifestazioni in Florida, la scia mediatica della Disney per la legge “Don’t say gay bill” ha trascinato con sé alcuni pezzi di disinformazione. È quando giunge in Italia che spostando il suo asse solo sulle tematiche di genere, perde il velo di verità che Christopher Rufo aveva lasciato.

Articolo di Lorenzo Sangermano, studente del Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale dell’Università Luiss Guido Carli.